U morzeddu, il cui nome è generalmente italianizzato in morzello, è il piatto tipico e identitario della gastronomia catanzarese. Così caratteristico che già nei paesi dell'immediato circondario non viene mangiato né servito nelle trattorie.
Si tratta di una pietanza molto gustosa, preparata, proposta e consumata in modo del tutto originale. Tradizionalmente, già nelle primissime ore della mattina veniva messo a cucinare in una grande pentola un sugo molto piccante destinato a consumare a fuoco lento. Nel sugo, insieme all'origano e all'alloro, trovano posto gli ingredienti tipici del morzello: frattaglie di vitello (polmone, milza, fegato) e tutti i diversi pezzi della trippa (rumine, reticolo, abomaso e - in maggiore quantità - centopelli). La preparazione del piatto dura almeno tre ore e il morzello, che i catanzaresi erano soliti consumare già a partire dalla tarda mattinata, viene servito nella caratteristica pitta, una focaccia calabrese di pasta da pane lievitata, concepita appositamente per ospitare questa pietanza.
Se questa è la preparazione originale, il morzello viene cucinato anche secondo diverse varianti. La stessa base e la stessa preparazione, infatti, vengono utilizzate per preparare il soffritto di maiale, la semplice trippa e, soprattutto, il morzello alla diiunella, a base di baccalà. Quest'ultimo piatto è nato storicamente per offrire agli avventori delle putiche un piatto che ricordava il morzello nelle occasioni in cui non si poteva consumare carne per motivi religiosi.
La putica, per l'appunto, era il nome con cui si indicava in passato la classica osteria catanzarese, in cui si poteva consumare il morzello e qualche altro piatto del giorno, accompagnati dal vino della casa non di rado mescolato con la gassosa. Fino alla metà anni Settanta, il centro storico della città pullulava di questi locali (che spesso esponevano nelle vetrine la pitta e nella strada il pentolone del morzello) e odorava dell'inconfondibile aroma di questa pietanza, ma oggi restano aperti solo due locali che possono essere considerati a tutti gli effetti delle putiche, sebbene sia possibile gustare un ottimo morzello in più moderne trattorie. In alcuni di questi locali, peraltro, il morzello viene servito a partire dalle dieci della mattina, rinnovando così una secolare tradizione cittadina.
Il fascino delle putiche era rappresentato anche dalla loro vocazione interclassista: intorno ai tre-quattro tavolini di questi piccoli e angusti locali, o intorno al bancone per la mescita del vino, si affollavano gli operai, gli impiegati in pausa pranzo, i pensionati, i contadini che si riversavano in città, gli studenti in fuga dalla scuola come anche i professionisti e gli intellettuali: ci piace ricordare, ad esempio, che il famoso scrittore spagnolo Jorge Sampedro e i fratelli livornesi Piero e Roberto Ciampi hanno frequentato con assiduità, nel loro periodo catanzarese, le putiche del centro storico, acquisendo sul campo il titolo di veri cultori del morzello.
La tradizione del morzello sembra aver resistito alle ventate modaiole che hanno ridisegnato il volto di molte città italiane, in cui le antiche osterie sono state sostituite dalle pizzerie al taglio, dai fast food e, più recentemente, dai kebab. Il suo stretto legame con la città, la sua inimitabile capacità di sintetizzare la "catanzaresità", sembra conoscere una nuova gustosa stagione grazie anche all'opera di difesa e valorizzazione di associazioni come l'Antica congrega del morzello, che da alcuni anni si riunisce ciclicamente nelle vecchie putiche per omaggiare nel giusto modo (ovvero consumandolo a più non posso) questo straordinario cibo-bandiera.