Il morzeddhu (anche detto murseddu, morseddu, morsello o morzello), è un tipico piatto di trippa di Catanzaro. La leggenda vuole che sia stato inventato durante il periodo natalizio da una donna dalle mille risorse che, rimasta sola dopo aver perso il marito, e lavorando per tirare avanti la famiglia come addetta alla pulizia del cortile del macello, non avendo niente da mangiare per le feste, preparò una zuppa di "carne" utilizzando le frattaglie che altrimenti sarebbero state destinate alla discarica della Fiumarella.
In realtà le origini del morzeddhu sono da ricercarsi nella zona compresa tra Catanzaro e le cittadine di Tiriolo e Taverna, e qualcuno fa risalire questo piatto ad un'antica ricetta di origine ebraica, se non addirittura saracena, che aveva diuneddi (interiora di vitello) fra i suoi ingredienti principali. Il termine "morzeddhu", che deriva dal latino morsicellus (piccolo morso), si ritrova nella lingua francese (morsel, "bocconcino"), in quella spagnola (al muerzo, "pranzo") ed anche - senza andare troppo lontano - nel termine "ammorsellato" (che è un manicaretto di carne sminuzzata e uova sbattute).
Tradizionalmente il morzeddhu si serve dentro la pitta, un tipico pane a forma di ciambella schiacciata con poca mollica, di circa quaranta centimetri di diametro, che si trova solo a Catanzaro. Il centro storico del capoluogo era pieno di morzeddhari che nelle loro caratteristiche putiche (osterie) alle dieci e mezzo di mattina cominciavano a vendere questa pietanza agli operai ed ai manovali. La pitta viene tagliata prima a metà in due mezzelune e quindi ciascuna parte viene aperta ed imbottita di trippa al sugo. "T'a dde sculara gargi gargi" come si dice nel dialetto locale, è quello che succede poi al primo morso, quando il sugo fuoriesce immancabilmente dal panino.